L’estasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro

(Musicaos editore – 2021)

«Bisogna tagliare lo filo. L’estasi di San Giuseppe da Copertino tra Carmelo Bene e Orodè Deoro» (a cura di Luca Nolasco) è una pubblicazione di particolare importanza in virtù dei suoi aspetti simbolici, critici, artistici. Anzitutto è l’opera che racconta l’influenza della figura e dell’esistenza di San Giuseppe da Copertino su due personalità artistiche, una, Carmelo Bene, appartenente al teatro e alla storia artistica e non solo tra la fine del secolo scorso e la nascita di questo secolo, l’altra Orodè Deoro, artista musivo tra i più importanti del nostro paese, le cui opere hanno raggiunto una caratura internazionale. “L’estasi di San Giuseppe” viene interpretata con la realizzazione del “Trittico di San Giuseppe”.

Luca Nolasco, Simone Giorgino, Massimo Donà, Fabio Novembre, Dario Giancane, Elena Licchetta, Andrea Novembre sono presenti nel volume con gli scritti dedicati alla figura di San Giuseppe da Copertino, Carmelo Bene, Orodè Deoro.

Il saggio di Simone Giorgino è il luogo dove il “Trittico di San Giuseppe”, Carmelo Bene e Orode Deorò, si incontrano sinteticamente. Alla luce delle recenti scoperte critiche e filologiche sull’opera di Bene, di cui Giorgino è studioso, il lettore compie un viaggio nella nostra terra e nella nostra letteratura, da Bodini, legato a Bene da amicizia e dallo stesso interesse nei confronti del Santo dei voli, fino alle opere in cui la “macchina attoriale” si rivolse alla parola, alla poesia non detta, al suono che anche esso divenne volo. Orodè Deoro è stato capace nella sua opera di cogliere questi spunti e tradurli in modo inedito e concreto, mettendo in materia l’estasi.

Alla disamina critica e alla rappresentazione del “Trittico di San Giuseppe” nella sua completezza e con preziosi dettagli fotografici, segue, per la prima volta, “Il catalogo storico”, selezione ragionata delle tappe e opere fondamentali nel percorso artistico di Orodè Deoro, accompagnate dalle citazioni critiche più importanti che l’artista ha collezionato negli anni, fin dalla realizzazione delle sue prime opere.

Si tratta di un percorso visivo nel quale il lettore potrà apprezzare e comprendere questi passaggi, grazie agli interventi presenti nel testo, insieme al profilo biografico (a cura di Elena Licchetta) che presenta una sintesi delle pubblicazioni principali che si sono occupate dell’artista, delle esposizioni e dei musei che ospitano attualmente le opere di Orodè Deoro.

L’intervento di Massimo Donà, filosofo, scrittore, musicista, si sofferma sull’arte di Orodè Deoro, analizzandone i contenuti critici e mettendola in relazione con gli artisti che, in questo campo, lo hanno preceduto nelle esperienze del secolo scorso, fino alla soglia della contemporaneità, parlando delle influenze e soprattutto dei caratteri di originalità dell’opera dell’artista pugliese.

L’architetto Fabio Novembre racconta il suo incontro e percorso con Orodè Deoro, che negli ultimi anni ha portato alla realizzazione di progetti che hanno innovato letteralmente l’utilizzo tecnico e la messa in opera del mosaico. Il racconto, concentrandosi sulla realizzazione del “Paradiso Terrestre”, è un’occasione per comprendere come l’arte di Orodè Deoro, pur adottando linguaggi moderni, si relazioni con attenzione alla tradizione, mescolandola con il contemporaneo.

Dario Giancane, scultore e docente, affronta gli aspetti tecnici legati alla realizzazione dei mosaici di Orodè Deoro, fornendo spunti di riflessione sui materiali e sull’utilizzo degli stessi. Perché, come scrivono Elena Licchetta e Andrea Novembre, Orodè Deoro “Diventa scultore, esplora forme e linguaggi della tridimensionalità aggiungendo spessore e curve alle sue visioni oniriche, suadenti sirene nella sua ricerca di un linguaggio espressivo che evolve lungo sentieri poco battuti, al riparo dalle ovvietà del Mainstream.”

Le foto del volume sono di Antonioleo.it, Luigi Miano, Paolo Carlini.

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